di MOWA
“Al tavolo dei Bilderberg siede storicamente la crema dei Poteri Forti, anche di casa nostra: da Mario Draghi a Mario Monti, da Romano Prodi a Giulio Tremonti, per far solo il nome di alcuni papaveri della nomenklatura politico-finanziaria italiana.” (Andrea Cinquegrani, 2 Giugno 2018, da SUMMIT BILDERBERG A TORINO / OK O STOP AL GOVERNO GIALLOVERDE DA BIG DRAGHI & C.?)
Il grande capitale e il latifondismo sostennero il fascismo sin dal suo esordio, nei primi anni del secolo scorso e, una volta caduto il regime dittatoriale con la Resistenza partigiana non si limitarono a prendere parte alla lotta di classe dal punto di vista padronale ma… utilizzarono il mimetismo e la duttilità del potere capitalistico come basi per la continuazione e la gestione dei loro interessi e affari.
Nel primo caso (il mimetismo), fu la capacità di inserirsi in ogni formazione partitica (sino ai comunisti) per avere dei “lacchè”, conservare le discriminanti sociali e segnarne la demarcazione classista nelle politiche. Nel secondo caso (la duttilità), invece, crearono diverse posizioni mistico-filosofico-economiche (arrivate sino ai keynesiani) che dessero modo di preservare il divario della gestione pubblica e/ o collettiva a loro favore.
La pratica politica di questi giorni è molto più chiara, ed alla luce del sole, tanto che sono evidenti i sotterfugi, le consorterie, le cordate in atto, e nel video dell’incontro tra Mario Draghi e Silvio Berlusconi si vedono gli sguardi di evidente intesa.
Un incontro tra “fratelli di logge” che spinge le persone perbene a porre la seguente domanda a Sergio Mattarella:
“Possibile che non vi fossero altri bravi candidati per fare il Presidente del Consiglio dei Ministri che non fossero della massoneria?”
Una domanda (e senza polemica) visto che il Presidente della Repubblica ha giurato fedeltà alla Costituzione e conosce bene l’articolo 18 che parla chiaro nel merito ma, soprattutto, perchè non è un soggetto a cui manchino gli strumenti d’indagine per sapere certe cose. [1]
Un dubbio che, però, richiama, “absit iniuria verbis”, alla memoria quella lista massonica siciliana del Circolo Scontrino dove vi erano nomi “prestigiosi”.
Se, poi, si aggiungono le posizioni dell’ex politico democristiano (Sergio Mattarella) nel merito della modifica elettorale, c.d. “mattarellum”, di cui l’esimio ricercatore di Diritto pubblico nell’Università degli studi di Bari, Gaetano Bucci, sostiene essere:
“Il “mattarellum”, il “porcellum” e il “renzusconum” si pongono quindi nel solco tracciato dalla “legge truffa” con cui le forze controinteressate all’attuazione della Costituzione tentarono già cinque anni dopo la sua entrata in vigore, di porre le premesse per un passaggio ad una “democrazia autoritaria”, definita oggi «governante» perché ritenuta capace di «tenere il passo con i nuovi ritmi e i nuovi modelli imposti dalla globalizzazione»”
Esercizi di memoria su certe modifiche istituzionali che ricordano una precisa sintonia con i piani di Rinascita della P2.
Si era anche detto in altra occasione che la
“masso-borghesia, per realizzare il suo programma tramite la P2, ha fatto ricorso alla strategia della tensione e agli omicidi selettivi compiuti dalle organizzazioni terroristiche: da Portella della Ginestra a Piazza Fontana, alle stragi di Brescia, di via Fani con il rapimento di Moro e alla Stazione di Bologna.”
Un progetto eversivo che mirava in principal modo ad eliminare il P.C.I. e che ha dato i suoi frutti nell’evitare il raggiungimento di molte verità politiche e giudiziarie su tutte le vicende di stragismo e terrorismo che hanno insanguinato la storia del Paese.
Una delle tappe del grande capitale, a conduzione piramidale, fu quella di aver raggiunto il “successo” nel referendum, del 1993, che aboliva, di fatto, il sistema proporzionale puro introdotto con la legge elettorale del 1948 che, invece, garantiva la democraticità della forma di governo, secondo il modulo di una Repubblica parlamentare e non presidenziale in perfetta coerenza con gli articoli 3, comma 2 e 49 della Costituzione. Una Costituzione che era fondata sul pluralismo politico realizzata e realizzabile solo attraverso la rappresentanza integralmente proporzionale e non maggioritaria dei partiti che vengono rappresentati, oggi, in forma incostituzionale come detto nella sentenza che ne chiedeva la riparazione legale e, invece, che è stata lasciata nel dimenticatoio da tutti i protagonisti della politica. Una rivalsa del grande capitale più volte tentata dopo la Liberazione dal nazifascismo (anche con la “legge truffa” del 1953) contro la democrazia in generale.
Una democrazia che si assottiglia sempre più e diventa una farsa istituzionale dove vi sono casi di malaffare e corruzione (già in essere da parte di chi si era reso precedentemente artefice diretto o indiretto di politiche liberali e liberticide), motivo per cui Enrico Berlinguer ne chiedeva conto con la “questione morale” in quanto i comunisti sapevano benissimo che quelle erano le figlie della degenarazione capitalistica e andavano combattute senza quartiere.
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COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari 4 dicembre 1992 da pag. 505 in poi AUDIZIONE DEL COLLABORATORE DELLA GIUSTIZIA LEONARDO MESSINA ….PRESIDENTE. Lei ha detto: “Non è la prima volta che questo accade”. Può spiegare che cosa vuol dire? LEONARDO MESSINA. Consideri che io ho trentasette anni, per cui posso appartenere a questo tipo di Cosa nostra. Dal momento che nella mia famiglia ci sono state sempre tradizioni di Cosa nostra … sa, tutti gli uomini d’onore pensiamo di essere cattolici, si vuole fare risalire Cosa nostra all’apostolo Pietro. Dall’apostolo Pietro ad ora ha avuto molte fasi, tra cui quella della carboneria ed altro; siamo arrivati ad oggi e Cosa nostra sta cambiando di nuovo perché molti degli uomini di Cosa nostra appartengono alla massoneria. PRESIDENTE. Torneremo su questo aspetto del rapporto tra uomini d’onore e massoneria; seguiamo un certo schema, perché ci aiuta a capire. Lei ha detto in un interrogatorio che appartenendo ad una provincia che è al centro della Sicilia è riuscito a conoscere un numero di informazioni particolarmente elevato. Vuole spiegare questo concetto? LEONARDO MESSINA. Non solo perché appartengo ad una famiglia centrale. A volte si costituiscono gruppi di fuoco che appartengono a più province ed io ero uno che apparteneva a tre province – Caltanissetta, Agrigento ed Enna -, per cui la mia conoscenza spazia su tre province. ….LEONARDO MESSINA. Nella provincia di Enna. Avevano fatto la nuova strategia e avevano deciso i nuovi agganci politici, perché si stanno spogliando anche di quelli vecchi. PRESIDENTE. Può spiegare meglio questo passaggio di alleanze? LEONARDO MESSINA. Cosa nostra sta rinnovando il sogno di diventare indipendente, di diventare padrona di un’ala dell’Italia, uno Stato loro, nostro. PRESIDENTE. L’obiettivo è quello di rendere indipendente la Sicilia rispetto al resto d’Italia? LEONARDO MESSINA. Sì. In tutto questo Cosa nostra non è sola, ma è aiutata dalla massoneria. |
COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari Martedì 6 aprile 1993, ore 15. — Presidenza del Presidente VIOLANTE. …Nel 1984 Buscetta aveva per la prima volta parlato del rapporto tra mafia e massoneria nel contesto del tentativo golpista di Junio Valerio Borghese del dicembre 1970; anche Luciano Liggio e Antonino Calderone rievocano, in momenti diversi, lo stesso episodio davanti ai giudici palermitani. Le dichiarazioni recentemente rese alla magistratura ed alla Commissione antimafia da Calderone, Buscetta, Messina, Mutolo e Mannoia, confermano le conoscenze già acquisite e forniscono ulteriori elementi utili per ridisegnare l’insieme dei collegamenti intercorsi nel tempo tra Cosa Nostra e la massoneria. Le richieste di cooperazione erano sollecitate dalla massoneria e talora accolte da Cosa Nostra in una logica utilitaristica. Cosa Nostra ha conservato la sua autonomia decisionale e non è mai stata subalterna alla massoneria, con la quale non ha condiviso strategie, limitandosi a compiere azioni che potevano anche risultare gradite alla massoneria, ma che da questa non erano mai state imposte. Antonino Calderone sostiene che nel 1977 una loggia segreta della massoneria avrebbe chiesto ai vertici di Cosa Nostra di far affiliare due uomini d’onore per ciascuna provincia. Stando a quanto riferitogli dal fratello Giuseppe, la proposta sarebbe stata accettata, con l’ingresso in massoneria di Michele Greco e Stefano Bontate per la provincia di Palermo; di Giuseppe Calderone e di un altro uomo d’onore per la provincia di Catania; di Bongiovino per quella di Enna e di Totò Minore per quella di Trapani. I personaggi citati rappresentavano all’epoca i vertici di Cosa Nostra. Calderone ha illustrato il ruolo che gli iscritti alla massoneria potevano svolgere nel favorire la posizione giudiziaria degli uomini d’onore, avvicinando i magistrati massoni. Tommaso Buscetta dichiara che alcuni massoni si erano interessati al cosiddetto « processo dei 114 » e che il massone Giacomo Vitale aveva accompagnato Michele Sindona, massone anch’egli, presso Salvatore Inzerillo e Stefano Bontate. Nel corso della sua audizione davanti alla Commissione antimafia, Buscetta conferma le dichiarazioni rese alla magistratura sul golpe Borghese. Il collegamento tra Cosa Nostra e gli ambienti golpisti era stato stabilito attraverso il fratello massone di Carlo Morana, uomo d’onore; la contropartita offerta a Cosa Nostra consisteva nella revisione di alcuni processi. Buscetta parla del coinvolgimento della massoneria al tentativo eversivo del 1974. Al golpe erano interessati ambienti massonici e militari, ma certamente anche Cosa Nostra, sostiene Buscetta, poiché il direttore, anch’egli massone, del carcere dell’Ucciardone lo informò dell’evento, assicurandogli che nell’occa-sione lo avrebbe fatto evadere ospitandolo a casa sua. Sostiene inoltre che Sindona nel ’79 lasciò la Sicilia perché Cosa Nostra non condivise il suo progetto separatista. Leonardo Messina nella sua audizione dichiara che il vertice di Cosa Nostra sarebbe affiliato alla massoneria e, in particolare, sarebbero massoni Totò Riina, Michele Greco, Francesco Madonia, Stefano Bontate, Giacomo Vitale, Mariano Agate, nonché vari esponenti della famiglia di San Cataldo: Nicola Terminio (che avrebbe affiliato in massoneria Bontate), Moreno Micciché e Gaetano Piazza. Terminio e Piazza avrebbero ospitato a San Cataldo Sindona durante la sua permanenza in Sicilia. È anche iscritto alla massoneria l’imprenditore Angelo Siino , referente dei corleonesi nella gestione Processo contro Angelo La Barbera ed altri svoltosi presso la Corte d’assise di Catanzaro nel 1968 (sentenza del 22.12.1968). Gaetano Piazza risulta essere affiliato alla loggia coperta periferica I normanni di Sicilia di Palermo della Gran Loggia d’Italia degli A.L.A.M.: vedi allegati relazioni Commissione P2, volume IV, tomo 2, p. 1.153. Siino risulta essere affiliato alla loggia Orion di Palermo del CAMEA insieme a Giacomo Vitale: vedi allegati relazione Commissione P2, volume VI, tomo XIV, pag. 167. Martedì 6 aprile 1993 — 91 — Commissione bicamerale degli appalti in Sicilia. Messina ritiene che spetti alla commissione provinciale di Cosa Nostra decidere l’ingresso in massoneria di un certo numero di rappresentanti per ciascuna famiglia; trattasi, in particolare, di un’ala segreta della massoneria, per cui non sarà mai possibile dimostrare queste affiliazioni. A suo giudizio il rapporto mafia-politica si concretizza attraverso gli appalti e la massoneria. Quest’ultima è definita « un punto di incontro per tutti ». Cosa Nostra può ritenere utile avere propri uomini all’interno della massoneria o stabilire rapporti con massoni: servono per combinare appalti, contattare magistrati al fine di « aggiustare » processi, garantire contatti esterni. Gaspare Mutolo ha sostenuto davanti alla Commissione antimafia di non essere a conoscenza diretta dell’appartenenza di uomini d’onore alla massoneria, ma di aver sentito parlare, soprattutto in tempi più recenti, dell’importanza che la massoneria rivestiva per Cosa Nostra « in quanto tutti i punti chiave, sia commercialmente, sia nelle istituzioni, si sa che sono occupati per la maggior parte da massoni ». Mutolo conferma che alcuni uomini d’onore possono essere stati autorizzati ad entrare in massoneria « per avere strade aperte ad un certo livello » e per ottenere informazioni preziose, ma esclude che la massoneria possa essere informata delle vicende interne di Cosa Nostra. Gli risulta che iscritti alla massoneria sono stati utilizzati per « aggiustare » processi attraverso contatti con giudici massoni. Riferisce anche sul ruolo svolto dagli psichiatri Semerari e Ferracuti, di cui non conosceva la comune appartenenza alla loggia P2, nel predisporre perizie favorevoli agli uomini d’onore. Il complesso delle dichiarazioni dei collaboratori della giustizia appare dunque essere concordante su almeno tre punti:
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