di MOWA
“Il peggio che può capitare a un genio è di essere compreso.”
(Ennio Flaiano)
Quante volte abbiamo sentito pronunciare frasi di questo tipo: “di politica non me ne intendo”, “dopo tutto, i politici sono tutti uguali”, “la politica è una cosa sporca” e così via. Quasi nessuno di coloro che così parlano, però, si è soffermato a riflettere sul perchè la “Politica” sia un qualcosa di cui debbano occuparsi, sempre, “altri”, “persone che hanno del tempo da perdere” e che sarebbe, quindi, meglio non intromettersi, perché, “altrimenti potresti essere coinvolto e vederne delle belle”…
Ecco, quest’ultimo pensiero è il nocciolo del problema, quello che porta all’insoddisfazione, alla frustrazione di non poter migliorare lo status quo, proprio per la sottovalutazione dell’impegno personale e della forza di aggregazione, del poter fare qualcosa di importante per sé e per gli altri, non in conflitto ma in sintonia.
Questa riflessione nasce dalla pubblicazione dell’articolo di un amico che esprime una rimostranza nei confronti della sua ex occupazione lavorativa, in quanto ex agente (indi, ufficiale) della Polizia locale di Milano. Nel suo scritto, che si invita a consultare perché carico di giuste osservazioni, spiega molto bene come si stia capitolando verso una pericolosa deriva e questo dovrebbero spingere tutti ad una attenta riflessione. Tanto profonda è l’amarezza di questo quarantennale amico da arrivare a fargli fare una tale scelta:
“Siete riusciti a farmi provare una vergogna tale e come me a tutto il Corpo, da cancellare una vita di lavoro onesto, altro che venire a ritirare l’attestato!” [l’attestato sarebbe di meriti e appartenenza al Corpo con consegna della placca di servizio da parte del Sindaco e del Comandante della Polizia locale, ndr]
Un gesto che, per chi svolge quel lavoro, potrebbe corrispondere a rinunciare all’Ambrogino d’oro dato a quei milanesi che si sono distinti per senso civico e altruismo.
La particolarità della rimostranza la si coglie nelle ultime parole dello scritto che evidenziano lo stato di sfascio istituzionale tra chi dovrebbe dare indirizzi politici e chi deve far rispettare le leggi e dovrebbe obiettare nel caso rilevasse forzature, mentre, invece, nella realtà, si arriva alla privatizzazione della macchina pubblica come viene espresso dall’ex agente:
“Certo, la colpa non è vostra ma della politica, che ha creato questo mostro delle consulenze esterne, che oltre a divorare centinaia di milioni di euro in tutta Italia, di fatto distrugge gli Enti Pubblici, chiamando a dirigere gli uffici ed i settori della P.A. [Pubblica Amministrazione ndr] persone che non hanno alcuna conoscenza o competenza, ma solo santi in paradiso”
Quanti sanno che queste privatizzazioni non sono, solo, nelle realtà territoriali periferiche delle istituzioni o nella sanità ma arrivano molto in alto sino al Presidente del Consiglio dei Ministri? Esempio classico, e anche un po’ offensivo per le istituzioni, lo spin doctor di Giuseppe Conte, Rocco Casalino. Un privato cittadino che avrà, anche, un curriculae straordinario ma, come dice l’ex vigile nel rimbrotto di cui sopra “absit iniuria verbis”, ovvero non vi sia offesa nelle parole, Tito Livio”, un privato cittadino che viene messo a conoscenza di affari riservatissimi e delicati per lo Stato non avendo quel vincolo del giuramento di fedeltà previsto per i dipendenti pubblici.
E, poi, l’offesa alle centinaia di migliaia di pubblici dipendenti, perché quella scelta suonerebbe come dire: non abbiamo trovato “materia grigia” all’interno della pubblica amministrazione e “ci siamo visti costretti ad escludere le potenzialità tra i suoi componenti e prenderne uno esterno”.
Se fosse così sarebbe grave per non dire gravissimo. Ma non ci si può credere e non può essere, sicuramente, così.
Queste scelte scellerate di privatizzare tutto quello che è pubblico (sanità compresa) e magari vitale per il funzionamento della macchina statale ha, nel tempo, dato dimostrazione, da una parte, di aver alimentato ulteriori appetiti verso altre esternalizzazioni, sempre tramite quei partiti che (e rimanendo sempre nel Comune di Milano) chiedono maggiori garanzie di fattibilità (camuffate da efficientismo), dall’altra, di aver ingigantito quella disarmonia delle persone verso la conservazione della cosa pubblica che ha portato al rifiuto delle regole e fatto avanzare la cultura dell’antipolitica di cui sopra.
Due tendenze (privatizzazione e antipolitica) che sembrano confliggere tra loro ma che, in realtà, fanno parte dell’”arte” dell’arrivare alla stessa identica conclusione: immobilizzare chi vorrebbe ed ha le capacità di modificare lo status quo come ben articolato nello scritto dell’integerrimo amico ex agente di Polizia locale:
“La mia intenzione è criticare il vostro ruolo, i risultati che avete ottenuto e non le persone, che non voglio assolutamente giudicare, memore della famosa parabola della pagliuzza e della trave.
Scrivo per spiegare i motivi per i quali non verrò a ritirare niente, nonostante il vostro cortese invito, benché mi dispiaccia, dopo aver vissuto più di 42 anni all’interno della P.L. e sapendo quello che ho fatto e soprattutto quello che ho dato.
Ma me ne sono fatto una ragione, mi basta la stima e l’amicizia dei colleghi coi quali ho lavorato e condiviso il mio lungo percorso, ricco di soddisfazioni.”
Solo chi conosce come funzionano le cose dall’interno è in grado di sanare le lacune, i vizi interpretativi, le “complicità” di far passare una cosa sbagliata invece di un’altra giusta e dire all’esterno cosa si deve fare e sia prioritario per non perdere quella funzione indispensabile o soldi della collettività, invece, di alimentare quei complici delle politiche dello spoils system, una pratica statunitense di due secoli fa ripresa alla fine del decennio del secolo scorso nei paesi occidentali con “sistemi elettorali maggioritari”, nella quale (recita il dizionario) “gli alti dirigenti della pubblica amministrazione si alternano con il cambiare del governo” indicando ”l’insieme dei poteri che consentono agli organi politici di scegliere, solitamente ma non necessariamente (come previsto dalla l. 145/15 luglio 2002), tra soggetti già dipendenti dell’amministrazione pubblica, figure di vertice quali segretari generali, capi di dipartimento, segretari comunali ecc.” . Una prassi che sta producendo ingovernabilità sia politica che amministrativa attraverso un caos magistralmente manovrato da chi matura interessi (anche economici) in quell’ambito e ne trae maggior profitto e con una privatizzazione della politica sul modello elitario previsto dalla loggia massonica P2.
Infatti, la sanità privatizzata, che ha reso la pandemia del virus un male difficilmente curabile se non hai i soldi o se non appartieni ad un altolocato censo sociale, ha dimostrato tutte le sue debolezze e inefficienze per la salute generale e pubblica diventando, quindi, necessario spingere maggiormente verso un consenso più ampio se si vuole avere un orizzonte civilizzato e solidale, pena, altresì, una graduale estinzione della specie o verso una società come quella narrata in certi libri o film distopici in cui l’abbruttimento è tale da riportare gli esseri umani ad uno stato di precivilizzazione per alcuni e di privilegio per pochissimi autoelettisi “superiori”. Una cosa veramente intollerabile dopo aver visto, nel secolo scorso, cosa può produrre una siffatta aberrazione culturale!
Ecco perché nacquero i movimenti (indi, partiti) comunisti che seppero dare quelle risposte alle conclusioni della rimostranza dell’ex vigile e stimato amico Gioacchino Castigliola:
“SIATE SEMPRE INFORMATI E NON CHIUDETEVI ALLA CONOSCENZA, PERCHÉ ANCHE IL SAPERE E’ UN’ARMA.”
“FORSE NON CAMBIERETE IL MONDO, MA AVRETE CONTRIBUITO AD INCLINARE IL PIANO NELLA VOSTRA DIREZIONE E AVRETE RESO LA VOSTRA VITA DEGNA DI ESSERE RACCONTATA UN UOMO CHE NON DISSENTE È UN SEME CHE NON CRESCERA’ MAI”