Maria Elisabetta Alberti Casellati
L’attacco più duro è dell’ex procuratore di Palermo Gian Carlo Caselli: “La biografia di Maria Elisabetta Alberti Casellati rievoca le vergognose leggi ad personam: non può far piacere che vengano premiate quelle posizioni”. E il Movimento cosa dice? Mutismo e rassegnazione. Il futuro dell’Italia derenzizzata si prepara anche così
“Presidentessa? Preferisco essere chiamata presidente”. E’ una delle prime esternazioni attribuite a Maria Elisabetta Alberti Casellati. Il femminismo è già morto e sepolto? Presto per dirlo, potrebbe anche solo trattarsi di una mera questione grammaticale, però il vissuto del nuovo presidente del Senato non depone bene, sembra quello di ‘conservatrice’ di ferro.
Avvocatessa matrimonialista, di Rovigo, classe 1946, sposata con due figli, piace alla Lega ed è sin dagli esordi vicina a Berlusconi e Nicolò Ghedini, entra in FI nel 1994 per ricoprire vari incarichi. A più riprese, dal 2001 al 2008 è vice capogruppo a Palazzo Madama con Renato Schifani presidente. Nella sua storia politica, Casellati si occupa anche di sanità, prima come presidente della Commissione al Senato, dal 1994 (anno del suo ingresso in Parlamento) al 1996, poi come sottosegretario alla Salute quando il dicastero è guidato da Girolamo Sirchia. Ricopre questo ruolo dal 29 dicembre 2004 fino al 2006. Ed è allora che finisce al centro delle polemiche per via dell’assunzione della figlia Ludovica a capo della sua segreteria.
Casellati è stata anche sottosegretaria al ministero della Giustizia quando Guardasigilli è Francesco Nitto Palma. Nella precedente legislatura è stata eletta alla Camera Alta, ma la lascia per andare, come Consigliere laico in quota FI, a Palazzo dei Marescialli. Sul profilo twitter, dove non scrive dal 2014, spiccano una bandiera di FI e la sua foto mentre stringe la mano a Silvio, in difesa del quale interviene più volte, soprattutto sul piano giudiziario, sostenendo quelle “leggi ad personam” che non piacevano a Beppe Grillo (Gigino Di Maio se n’è scordato?). Laureata in diritto canonico alla Pontificia Università Lateranense si impegna per la difesa dei diritti delle donne: quote rosa, legge sullo stalking. Fin qui tutto (quasi) ok.
Il Fatto Quotidiano, il giornale che più di altri ha sponsorizzato la campagna elettorale degli ‘onesti’, boccia però senza remissione di peccato la terza scelta di FI per la guida del Senato. “Partita persa per le donne. Con la scelta di Maria Elisabetta Alberti Casellati alla presidenza del Senato l’era berlusconiana ha impresso il suo sigillo indelebile all’Italia dell’altrimenti politicamente corretto e scottato definitivamente la coscienza di coloro ancora in grado di indignarsi”, ha scritto Leda Adamo, cronista del Fatto. Impossibile, pensare che Marco Travaglio, che detta la linea del giornale con Peter Gomez, non sapesse nulla di quest’attacco asimmetrico contro la ‘pasionaria’ del Cavaliere. E infatti lo sa. “Dipendesse da me Casellati non farebbe neanche l’amministratore condominio…”, ha attaccato in tivù a “Mezz’ora in più.
Travaglio sa che in questo modo Berlusconi, fatto uscire dalla porta dal M5s, con la senatrice è rientrato dalla finestra. Il grillismo ha subito il duro attacco al suo credo anti ‘psico nano’ senza battere ciglio. La nomina della Casellati alla direzione del Senato è stata vista da tanti (anche molti pentastellati concordano con quest’analisi) come un “premio alla carriera” filo berlusconista della Nostra. La senatrice è sempre stata dalla parte di Berlusconi. Lo aveva fatto anche quando, insieme ad altri 150 parlamentari del Popolo delle Libertà, aveva marciato sul tribunale di Milano contro la celebrazione del processo Ruby. “Per lei – ha scritto Adamo – Silvio Berlusconi, anche dopo la sentenza in Cassazione, era innocente “e gli italiani lo sanno”; quelli che votarono a favore della decadenza erano un “plotone di esecuzione”. Lei non ci ha messo solo la fede politica, ci ha messo la faccia e, insieme ad altre donne, ha spiegato che credeva assolutamente che Ruby fosse la nipote maggiorenne di Mubarak”.
Inoltre, nel gennaio 2016, in corrispondenza con il dibattito parlamentare sul cosiddetto “ddl Cirinnà” sulla regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e la disciplina delle convivenze, si è dichiarata contraria alle unioni omosessuali e all’adozione del figlio del partner perché “la famiglia non è un concetto estensibile: lo Stato non può equiparare matrimonio e unioni civili” e che “ogni omologazione sarebbe […] un offuscamento di modelli non sovrapponibili”. In seguito all’approvazione della legge, rilascia un’intervista in cui afferma di ritenere che il ddl Cirinnà sia una discriminazione verso le coppie etero: “Se si sostiene di non voler replicare il matrimonio, perché si discriminano le coppie di fatto miste?”. Ha anche siglato una proposta di legge per abolire la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, e ha affermato che il via libera alla pillola abortiva Ru486 “è un gravissimo errore, che strizza l’occhio alla cultura della morte”. I cattolici applaudono. E’ anche sostenitrice della castrazione chimica per gli stupratori. Il nuovo che avanza sembra una restaurazione, un tentativo anacronistico di ritornare ad una sorta di Ancien Régime pre sessantotto.
L’attacco più duro glielo ha sferrato l’ex procuratore di Palermo Gian Carlo Caselli: “La biografia della Casellati rievoca le vergognose leggi ad personam: non può far piacere che vengano premiate quelle posizioni”. E se lo dice Caselli. E il M5s come si difende? Mutismo e rassegnazione, il futuro verde, giallo, azzurro, si prepara anche così. Coraggio.