L’eccellente attore Robert De Niro, ha ricordato che nel 2016 si aperse il primo periodo di Donald Trump, con il beneficio del dubbio, ma la realtà lo portò a divenire un nemico acerrimo della sua disprezzabile amministrazione.
Passaggi della vita di Alphonse Gabriel Capone, Scarface (faccia tagliata) o Al Capone, famoso gangster statunitense nel decennio 1920-1930 del secolo scorso, son stati magistralmente interpretati da Robert De Niro, nel film Gli Intoccabili, presentato il 3 giugno del 1987.
L’eccellente e premiato attore Robert De Niro, ha ricordato che nel 2016 si aperse il primo periodo di Donald Trump, con il beneficio del dubbio, ma la realtà lo portò a divenire un nemico acerrimo della sua disprezzabile amministrazione.
Recentemente, dopo aver definito il magnate-presidente «pagliaccio», De Niro, vincitore di un Oscar per la sua interpretazione in Toro selvaggio (1980),
intrevistato da Vanity Fair, disse che con il mandatario «tutto si riduce a un capriccio, a un impulso. Manca di struttura, tutto si fa nel caos, nella pazzia e la gente che lo circonda è la più pericolosa» (Se riferirà a Marco Rubio, Elon Musk e compagnia?).
Al Capone, che costruì un impero a Chicago comprando giudici e poliziotti durante la Legge Secca, (proibito fabbricare, trasportare o vendere alcool tra il 1920 e il 1933), resta in deciso svantaggio se paragoniamo il suo operato a quello dell’attuale occupante dell’Ufficio Ovale, con un secolo di cambiamenti nel mondo e l’auge di una delinquenza che s’arricchisce e tenta di nuotare «senza bagnarsi il vestito» per non andare in prigione.
A Scarface piacevano gli applausi quando appariva in pubblico, soprattutto assistendo alle partite di baseball, così come lo chiede oggi ai suoi fans, in qualsiasi luogo dove si presenta, il prepotente capo del recentemente eletto Governo statunitense.
Il 16 giugno del 1931, Capone si dichiarò colpevole dell’evasione delle imposte sul reddito. L’Organizzazione Trump, nel dicembre del 2023, dovette rispondere di 17 reati commessi in vari anni. Per cinque accuse dei suoi 23 reati, il 17 ottobre del 1931 il gangster fu condannato a 11 anni di prigione.
Trump è il primo presidente statunitense che assume questo incarico, nonostante i processi pendenti di fronte alla giustizia federale, per un mucchio di storie vergognose archiviate.
«Donald Trump mi ricorda il padrino che ho interpretato in Uno dei nostri –racconta De Niro–. In una scena, un giovane gangster mi dice:“Ci occuperemo di quel tizio”. E io gli rispondo: Ammazzalo! Il malvagio apprendista allora insiste “Che sia adesso, subito”!».
Per questo cammino del disprezzo, l’ira e l’odio va il genocidio d’Israele
in Palestina, appoggiato dagli USA. Questo cammino fallimentare lo percorre la minaccia malaticcia del Presidente di strappare il canale a Panama, di comprare la Groenlandia, e si fa notevole l’applicazione dell’incremento delle imposte doganali alle importazioni della Cina, dominato dalla sua psicosi nella competenza indirizzata a pregiudicare l’economia del gigante asiatico in costante crescita,
le umilianti deportazioni di persone senza documenti, con retate e le catene a mani e piedi, sono una prova ulteriore del disprezzo alla dignità umana che ha un denominatore comune: usare pressioni politiche, economiche e sociali contro la sovranità dei popoli per sottometterli, a beneficio degli Stati Uniti.
Se il mafioso Al Capone, figlio di immigranti italiani, reincarnasse oggi i suoi inizi di carriera come apprendista delinquente nella sua natale Brooklyn, Trump lo deporterebbe o gli proporrebbe di fare affari con guadagni ripartiti fifty-fifty? (GM/ Granma Int.)
17 febbraio 2025