Questo l’articolo di Paolo Rastelli apparso sul Corriere del 9 gennaio. Di seguito un commento della redazione.
La strage di Parigi e la ricomparsa dei professionisti del «complottismo»
di Paolo Rastelli
Corriere 9 gennaio 2015
Eccoli qui. Anzi: rieccoli. Quelli che, qualunque cosa sia successa, non si fidano mai dell’evidenza ma vanno cercando spiegazioni alternative al cui centro però ci deve essere, indimostrato ma indiscutibile, il complotto. A questa legge non poteva sfuggire l’attacco a «Charlie Hebdo» .
A insinuare che le cose non stanno come sembra a noi comuni mortali è stato Aldo Giannuli con ben due interventi sul blog di Beppe Grillo: «C’è poi da capire – ha scritto – se c’è qualche manina non islamica dietro gli attentatori». Giannuli chiarisce subito di non avere «alcun elemento» per escludere che a Parigi si sia verificata «una azione di terrorismo di gruppi islamisti radicali». Ma per lui comunque «i conti non tornano».
Perché questo riflesso pavloviano del complotto? È come se la realtà, di fronte a fatti di immenso impatto emotivo, non soddisfacesse la nostra voglia di capire e spiegare. Così si cercano altre teorie, che hanno il doppio vantaggio di farci sentire furbi e di mettere sotto accusa chi ci sta antipatico, di solito un potere costituito.
È accaduto con l’11 settembre 2001, con lo sbarco sulla luna del 1969 (che secondo i complottisti non sarebbe mai avvenuto e fu ricostruito in qualche hangar della misteriosa Area 51) e perfino con l’attacco giapponese a Pearl Harbor del 1941, che il presidente Roosevelt avrebbe lasciato compiere per potere entrare in guerra accanto alla Gran Bretagna contro la Germania. Ignorando per esempio, in questo ultimo caso, il fatto non banale che fu la Germania, dopo l’attacco giapponese, a dichiarare guerra agli Usa e non viceversa.
Tutti costoro, da Giannuli in su (o in giù) dovrebbero usare più spesso il rasoio di Occam, ossia «il principio che suggerisce l’inutilità di formulare più ipotesi di quelle che siano strettamente necessarie per spiegare un dato fenomeno quando quelle iniziali siano sufficienti» (citazione Wikipedia). Si sentiranno meno intelligenti ma vivranno più sereni.
L’intervento di Giannuli del 7 gennaio a cui si riferisce Rastelli è: La strage di Parigi, i conti non tornano (l’altro: Parigi brucia appare esente da tracce di complottismo).
Giannuli sul suo sito ha già replicato a questo intervento — senza citarlo ma tacciando di imbecillità il complottismo e l’anticomplottismo — e probabilmente starà anche ringraziando il Corriere per la pubblicità fattagli.
Poiché, però, all’indomani della strage al Charlie Hebdo questo sito ha pubblicato una breve nota di Luigi Grimaldi (giornalista e scrittore [*]) dall’eloquente titolo: NELLA STRAGE DI PARIGI PARECCHIE COSE NON QUADRANO che ha considerazioni di analogo tenore di quelle bollate di “complottismo” dalle colonne del Corriere, si vogliono fare alcune considerazioni.
Ma complottismo vuol dire qualcosa?
A ben vedere sia la definizione che ne dà la Treccani: «Chi o che ritiene che dietro molti accadimenti si nascondano cospirazioni, trame e complotti occulti.», che quella del Gabrielli: «Tendenza a vedere complotti dappertutto, anche senza fondamento, che spesso si manifesta come fissazione e mania» lasciano a desiderare.
Da entrambe infatti risulta che basterebbe limitarsi a concentrare i sospetti su un solo caso per risultare immuni da tale accusa.
In realtà si tratta solo di una parola-spauracchio usata nei riguardi di non condivide il punto di vista di chi la usa e che dispensa dal contrapporre adeguate argomentazioni.
Gli esempi citati da Rastelli sono degli autogol.
Andando alla sostanza: Rastelli non si degna di criticare nel merito nulla dell’articolo in questione ma piuttosto: include d’autorità Giannuli tra i complottisti, elenca una serie di avvenimenti che ritiene incontrovertibili e condisce il tutto con una citazione del rasoio di Occam (a sproposito?), presumibilmente al solo scopo di impressionare il lettore.
Peccato che gli esempi siano stati scelti piuttosto temerariamente.
Le critiche alla versione ufficiale sull’11 settembre hanno prodotto una mole impressionante di documenti e filmati con il contributo di autorevoli scienziati e analisti di cui Rastelli sembra ignorare l’esistenza.
E il fatto che già nel 2007 l’ennesimo sondaggio della Zogby International indicava che il 51% degli americani voleva nuove indagini vorrà dire qualcosa (New Zogby Poll: 51% Of Americans Want New 9/11 Investigation).
Quanto allo sbarco sulla luna, oltre alla recente ripresa su questo sito di una serie di video che raccontano un’altra storia (vedere qui), sul sito luogocomune.net si può leggere questa analisi: Ma davvero non siamo mai andati sulla Luna?.
E se quello di Mazzucco è un interrogativo è invece certo che, inspiegabilmente, il video dello sbarco non si trova più (La Nasa ammette: scomparse le immagini originali dello sbarco sulla Luna).
Che Massimo Mazzucco, il fondatore del sito, sia tra i massimi bersagli degli anti-complottisti è risaputo. Gli va però riconosciuto rivolge le sue critiche non solo agli Stati Uniti: guardare il suo breve video in cui si fa beffe dell’impresa lunare cinese (Anche i cinesi sulla Luna di cartone).
Segnaliamo infine qualcosa di inoppugnabile.
Ancora sul sito luogocomune.net, in data 27 settembre 2012, la pagina: I neocons e la voglia di false flag, che ha questa introduzione:
Patrick Clawson è un esponente del think-tank neocons chiamato WINEP, Washington Institute for Near East Policy. In un suo discorso di ieri, ha apertamente invocato il ricorso ad una operazione “false flag” per dare inizio alla guerra con l’Iran. (E poi dicono che quella delle “false flags” è tutta un’invenzione dei complottisti).
Segue il video e la trascrizione in italiano dell’intervento ammiccante di Clawson che, tra gli esempi di incidenti che hanno spinto gli Stati Uniti in guerra. cita anche Pearl Harbour e l’incidente del golfo del Tonchino.
Riguardo a quest’ultimo caso non vi sono più dubbi che in realtà l’attacco nordvietnamita alle navi statunitensi non ci sia stato (Vietnam: come t’inganno un presidente USA per fare la guerra o anche la Wikipedia in inglese).
Una fissazione quella del Corriere per i complottisti …
Questo articolo non è il primo e non sarò certo l’ultimo a battere questo tasto.
Ha fatto di peggio, ad esempio, Pier Luigi Battista il 25 aprile scorso nell’indecente recensione del libro “Complotto!” di Massimo Teodori e Massimo Bordin dal titolo, di carattere clinico: La patologia dei complottisti, mentre il sommario era: Una categoria che vede trame anche dove non ce ne sono.
… che non ci tocca. Anzi.
L’ulteriore tragica prosecuzione della strage dell’8 gennaio, conclusasi l’indomani con l’uccisione dei fratelli Cherif e Said Kouachi e la morte di 4 ostaggi, alimenta nuovi interrogativi.
In primo luogo in considerazione del fatto che, appena poche ore prima, era stato ripetutamente dichiarato che l’obbiettivo era di “prenderli vivi”.
Sul sito de il Sole 24 Ore, l’articolo: Blitz a Dammartin, uccisi i due killer di Charlie Hebdo. Illeso l’uomo nascosto nella fabbrica riporta che:
L`obiettivo è prendere vivi i fratelli Kouachi, come prevedono le norme di ingaggio degli uomini specializzati nelle operazioni antiterrorismo.
Ma anche in considerazione di quest’altro fatto, accaduto a Limoges, di cui si è appreso all’indomani della strage di Parigi: Francia: si suicida poliziotto che indaga su ‘Charlie Hebdo’:
Un ufficiale di polizia francese coinvolto nelle indagini dell’attentato alla sede della rivista Charlie Hebdo a Parigi si è ucciso all’alba di ieri, secondo i media locali.
Il vice direttore dell’Ufficio federale di Limoges, di 44 anni, si è tolto la vita nel suo ufficio con la sua arma di servizio.
Secondo il quotidiano ‘Le Populaire du Centre’, stava lavorando nella missione della Polizia Giudiziaria sul caso ‘Charlie Hebdo’.Finora, non si è potuto stabilire un legame tra l’indagine sul massacro e la causa del suicidio.
Tuttavia, la notizia ha scosso la polizia di Limoges, nel sud ovest della Francia, che poco più di un anno fa, nel novembre 2013, è stata colpita da un altro simile episodio: un ufficiale nello stesso ufficio si suicidò in circostanze misteriose.
La redazione di iskrae.eu
[*] Luigi Grimaldi, 52 anni, è inchiestista freelance e scrittore investigativo dal 1990. Il traffico internazionale d’armi, la criminalità mafiosa e transnazionale, e il ruolo dei servizi segreti nei misteri d’Italia sono da sempre al centro della sua attività. Ha collaborato con quotidiani e settimanali come «Il Gazzettino» di Venezia, «Liberazione», «Avvenimenti», «Famiglia Cristiana» e la trasmissione di Rai3 Chi l’ha visto? Tra i titoli più significativi delle sue pubblicazioni Traffico d’armi. Il crocevia jugoslavo con Michele Gambino (Editori Riuniti 1995), e Da Gladio a Cosa nostra, (Edizioni KappaVu 1993), “1994“ con Luciano Scalettari (Chiarelettere 2010)
1 Comment
Qualcuno dovrebbe spiegare a Rastelli che il “rasoio di occam” non è applicabile a fatti artificiosamente alterati per dissimulare la realtà tramite la volontaria creazione di una percezione distorta tale da rendere incomprensibile o invisibile la verità. Che poi è il mestiere dei cosiddetti servizi di intelligence, controspionaggio e organizzazioni segrete in genere, comprese quelle terroristiche.
In punta di dottrina va detto poi che nel famoso “rasoio di Occam”, la novità non consiste nell’idea di semplificare al massimo l’impianto concettuale, bensì nel farlo a partire da una professione volontarista di fede. L’esempio scolastico è: se Dio non ha creato in base a generi e specie, specie e generi non si troveranno neanche in natura, poiché esistono solo individui. Invocare pertanto il rasoio concettuale di un frate del XIV secolo appare operazione arbitraria che prevede la rinuncia all’esercizio critico e l’adesione volontaria e fideistica a conclusioni già tracciate da altri.