Obiettivo dell’attacco delle forze israeliane erano i componenti del sistema missilistico antiaereo russo SA-300
Richard Silverstein
Giovedì scorso, una massiccia esplosione presso un importante deposito di armi siriano a Latakia, non lontano dal porto di Tartus, ha completamente distrutto l’impianto e le munizioni in esso contenute. Tartus è il principale porto siriano. In gran parte controllato dai militari russi, è la via attraverso cui tutte le armi trasportate via mare possono entrare in Siria. Di conseguenza, tutti i sistemi d’arma avanzati russi che entrano via Tartus, sono stoccati nel deposito di Latakia.
Sebbene l’Esercito siriano libero [ESL] abbia immendiatamente rivendicato la paternità dell’attacco, non ne è il responsabile. Una fonte israeliana confidenziale mi rivela che sono state le forze israeliane ad aver attaccato il sito. L’obiettivo erano i componenti del sistema missilistico antiaereo russo SA-300 inviati dalla Russia a Tartus e custoditi a Latakia.
Israele sta esercitando una enorme pressione su Vladimir Putin affinchè annulli il suo contratto per la fornitura di batterie di missili alla Siria, dato che, una volta operativi, renderebbero gli aerei israeliani più vulnerabili agli attacchi. Naturalmente Israele continua a non tollerare alcuno stato confinante dotato di armi, anche se difensive, che gli conferiscano una superiorità sui propri sistemi d’arma. In risposta alle richieste israeliane, il leader russo ha rifiutato di rivedere il suo forte impegno nella fornitura di armi ad Assad, a cui aveva dato seguito con queste prime spedizioni.
Da gennaio, questo è il terzo attacco di Israele all’interno della Siria. Il conflitto quindi si amplifica notevolmente in quanto è il primo attacco, di cui si ha conoscenza, portato dalle forze israeliane contro gli armamenti russi. Anche se Putin è stato sicuramente avvertito da Israele di quanto sarebbe accaduto se avesse portato avanti l’accordo sulle armi, in realtà l’attacco alle munizioni russe è un atto che Putin non prenderà bene, per non dire altro. Assad si vantava pubblicamente un mese fa che gli SA-300 erano arrivati. Si scopre che aveva ragione e forse avrebbe fatto meglio ad essere più discreto.
La tv israeliana Canale 10 ha riportato dichiarazioni da parte dei ribelli siriani sull’attacco di Israele ed i commenti dei giornalisti televisivi lasciavano intendere di conoscere cose che non gli era permesso di raccontare. Una chiara indicazione del coinvolgimento di Israele. Haaretz riporta che una fonte dell’esercito siriano ha definito l’esplosione il risultato di un guasto tecnico, cosa che non sembra credibile.
La mia fonte rileva inoltre che l’ESL in coordinamento con l’IDF [Forze di difesa israeliane] ha lanciato un attacco missilistico sulle vicine installazioni militari del governo al fine di distrarre le forze lealiste dal vero obiettivo. Ma i ribelli non hanno svolto alcun ruolo nell’attacco al deposito di munizioni. La loro assunzione di responsabilità è comoda per trarre d’impaccio Israele (fino a quando il pubblico leggerà questa versione) e per ridurre la pressione o la condanna di Israele per il suo terzo grande attacco all’interno della Siria da gennaio. E’ del tutto singolare che Amos Harel, di Haaretz, nel commentare l’incidente scriva che:
“Israele non è stato menzionato in relazione all’incidente di giovedi a Latakia. Israele non interviene negli eventi in Siria”.
A quanto pare, gli israeliani credono che per “intervento” si intenda invadere il paese con gli “stivali sul terreno”. Inviare i propri jet a bombardare obiettivi siriani all’interno del paese, non è considerato un intervento. Questa è un’ulteriore prova dell’inganno e dell’auto-negazione israeliane riguardo il livello di ingerenza negli affari degli stati arabi confinanti. Il rifiuto di riconoscere il vero ruolo di Israele permette agli israeliani di credere erroneamente di essere spettatori innocenti, a volte anche delle vittime (!), nelle questioni della regione. In che modo Harel pensa che Israele abbia coordinato l’attacco diversivo dell’ESL vicino a Latakia? Con i segnali di fumo?
No, l’intelligence israeliana ha creato una tacita alleanza con i ribelli che servono gli interessi di Israele, quando Assad agisce in modi che Israele ritiene possano danneggiarlo. Il ruolo di Hezbollah nella battaglia di Qusayr può aver causato allarme nel ministero della difesa israeliano, e può essere visto come un’ulteriore prova dell’escalation in Siria. Israele sarebbe desiderosa di far abbassare la cresta a Hezbollah dopo la sua vittoria nella presa della città siariana per conto di Assad. In questo senso, la guerra civile siriana è una battaglia per procura tra Israele e Hezbollah, impazienti di un loro prossimo scontro diretto (l’ultimo è del 2006).
Israele aveva lanciato un raid molto simile alcuni mesi fa sulla capitale sudanese Khartoum, distruggendo un grande deposito di armi governativo. E’ noto che l’Iran spedisce sue armi a Hamas e Siria attraverso i porti sul Mar Arabico, da dove sono inviate via Sudan verso il nord. Anche in questo caso, Israele ha risucchiato i paesi di tutta la regione nel vortice del suo conflitto con i palestinesi. Se questo non prova che tale conflitto è una forza destabilizzante nella regione, nulla lo farà.
La zona attaccata è nel cuore alawita del nord-ovest della Siria. Come tale, Assad dovrebbe considerarla uno dei suoi bastioni più sicuri. Violarla, come ha fatto Israele, dovrebbe mostrare che Assad non ha un santuario in cui nascondersi e potrebbe servire da colpo psicologico. Almeno, Israele spera di trasmettere un messaggio di questo tipo.
L’edizione in ebraico di Haaretz riporta che Israele questa volta potrebbe aver scelto di attaccare perché l’attenzione dei media internazionali è concentrata sul colpo di stato egiziano, che serviva da opportuna distrazione.Un altro fattore da tenere a mente è che il recente aiuto offerto da Hezbollah ad Assad con l’invio di 4.000 combattenti per domare la città strategica di Qusayr sarebbe avvenuto con un prezzo. Hezbollah non pare sia riluttante a strappare la propria parte del patto, che certamente coinvolgerà il passaggio di armi avanzate iraniane o russe attraverso la Siria in Libano, dove la milizia libanese potrebbe usarle contro Israele in ogni confronto militare futuro.
Un’altra possibilità è che la Russia, che ha recentemente confermato di onorare il suo contratto con Assad, prosegua nella consegna del sistema antiaereo SA-300. E’ possibile che la Russia avesse cominciato ad inviare i componenti di queste batterie di missili ad Assad.
Questo sito [1] ipotizza che Israele, per distruggere il complesso, abbia utilizzato missili da crociera lanciati dai suoi sottomarini Dolphin di fabbricazione tedesca. Se fosse vero, vorrebbe dire che armamenti avanzati costruiti dai tedeschi sono stati utilizzati da Israele in un attacco preventivo che viola la sovranità territoriale di un altro paese mediorientale. Anche se Israele avrebbe potuto facilmente usare la propria forza aerea per portare a termine il lavoro.
Nota
1. http://osnetdaily.com/2013/07/did-an-israeli-dolphin-submarine-just-bypass-the-russian-s-300-batteries-in-syria/
07/07/2013
Traduzione per Resistenze.org