Il giudice Ferdinando Imposimato lo aveva detto in un’intervista ad Affaritaliani.it: “Nel sequestro Moro il Kgb ha avuto un ruolo primario”. Ora la procura di Roma riapre l’inchiesta, 35 anni dopo la morte del leader politico Dc. “Ancora troppi misteri irrisolti”, dicono i pm. Si tornerà a scavare su piste finora ignorate: i silenzi di Cossiga, Andreotti e di tutta la politica italiana, il ruolo dei servizi americani e sovietici.
Piste non seguite, segnalazioni anonime e depistaggi. C’è stato tutto questo in 35 anni di inchieste sul sequestro Moro. Ora però la procura di Roma ha deciso che vuole vederci chiaro. I pm ripartono dalle centinaia di segnalazioni arrivate negli ultimi anni e dalle rivelazioni del giudice Ferdinando Imposimato nel suo libro “I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia”.
Sono in molti coloro che credono che dietro le Brigate Rosse ci fosse qualcosa di più, molto di più. Servizi americani, tedeschi e sovietici. Verità mai chiatite e sempre rimaste nell’ombra. Di sicuro la vicenda ha ancora molti punti oscuri che ora gli inquirenti proveranno a mettere in luce. Certo, 35 anni dopo quel 16 marzo del 1978 il rischio è che non si riesca a scoprire granchè. “Un lavoro da storici più che da magistrati”, dice qualcuno. Tra i brigatisti condannati all’ergastolo per il sequestro anche Prospero Gallinari, recentemente scomparso.
NUOVA INCHIESTA PROCURA DOPO ESPOSTO EX GIUDICE IMPOSIMATO – E’ legata a un esposto presentato un paio di settimane fa dall’avvocato Ferdinando Imposimato, ex giudice istruttore, l’ennesima inchiesta della procura di Roma sui misteri mai chiariti del caso Moro. Il procedimento, assegnato al pm Luca Palamara, e’ in ‘atti relativi’, cioe’ senza ipotesi di reato e senza indagati, e ha lo scopo di verificare se quanto riportato nell’ultimo libro scritto da Imposimato, legale della figlia di Aldo Moro, contenga elementi utili per fare luce sulla morte del presidente della Dc, ucciso nel 1978 dalle Brigate Rosse dopo 55 giorni di sequestro. Nel suo libro Imposimato fa riferimento ad alcune testimonianze inedite di uomini appartenenti alle forze dell’ordine e ai servizi segreti dell’epoca secondo i quali la morte di Moro poteva essere evitata. L’ex magistrato e’ convinto che il covo di via Montalcini, dove l’esponente della Democrazia Cristiana era tenuto prigioniero, fosse noto ai rappresentanti delle forze di polizia sin dal primo momento e che nessuno dall’alto volle disporre un intervento. Un tema analogo fu oggetto di un’archiviazione del gip due anni fa quando, dopo un esposto presentato sempre da Imposimato, la procura non trovo’ alcun riscontro utile all’ipotesi dell’esistenza di un piano militare organizzato nei dettagli per liberare Moro ma poi abbandonato all’ultimo minuto.
ECCO CHE COSA DICEVA IMPOSIMATO NELL’INTERVISTA AD AFFARI DEL 31 MAGGIO
“E’ sicuro che l’Unione Sovietica ha partecipato materialmente all’eliminazione fisica di Moro attraverso il colonnello Sokolov, che sapeva del sequestro e ha pedinato Moro fino al giorno prima. Dall’altra parte c’era quest’altra entità che qualcuno ha identificato nel Gruppo Bilderberg. Non sono solo io a dirlo. Già un importantissimo documento del 1967 del giudice Emilio Alessandrini (ucciso nel 1979 dopo aver indagato sulla strage di Piazza Fontana, ndr) nel quale si diceva che Bilderberg era tra i responsabili della strategia della tensione”.
17 giugno 2013
Vedi filmato dell’intervista ad Imposimato: