Ad onta della “europeizzazione” UE che svuota il senso del voto e della partecipazione all’elezione della rappresentanza nazionale in un Parlamento cadetto
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Il contesto istituzionale in cui si collocano le elezioni nazionali
per il “parlamento europeo” sovrastato dalla “cupola” di potere
di ben 5 organi non elettivi: tre burocratici organi monocratici e cinque burocratici organi collegiali – di cui tre di natura presidenzialista
Certo, la risaputa natura cadetta del parlamento europeo non è una novità. Ciò nonostante, la persistente e anzi aggravata antitesi tra UE e democrazia, eufemisticamente conclamato “deficit democratico” della UE, aiuta a capire il rapporto tra politiche economiche e sistema politico e istituzionale: specie per agnostici e silenti in materia come i sindacalisti (alla Landini) che alla loro “giovane” età ancora non hanno compreso il rapporto tra struttura e sovrastruttura e che sistema sociale e sistema politico-elettorale-istituzionali sono inseparabile da lavoro ed l’economia che è sempre “economia politica”.
Donde che le forme del potere UE, ed a cui si ispira Renzusconi per le “riforme” e l’Italicum – che il Landini appoggia nel mercato delle vacche che ha avviato tra rappresentanze politiche dell’Italicus e quelle sindacali – spiegano come mai i prezzi della crisi e della “mancanza di democrazia” della UE, vengono interamente fatti pagare ai popoli, “popoli”, “popoli” e non semplici “cittadini”, tramite la restaurazione e un ritorno ad una sovranità di apparati: ci aiuta l’analisi di Gramsci a proposito dello stato liberale e fascista, di stato inteso solo come governo, quindi apparato, burocrazia, anche polizia, e gendarmeria internazionale, stato inteso come governo nei Paesi UE; e addirittura solo governo, quindi solo apparati e burocrazia, senza alcun Stato nella UE dove tutto è concentrato in apparati non elettivi, burocrati e tecnocrati del “government” europeistico del capitalismo finanziario – cioè capitale industriale e bancario –sotto l’egida del sistema delle Banche Centrali, che non esitano a dire che loro sono già una unione politica oltre che economica, e chela UE è un condominio: MA SE è UN CONDOMINIO NON può ESSERE CHE LE ASSEBLEE DI CONDOMINO DECIDANO CIO CHE OGNI FAMIGLIA E PAESE DEVE FARE IN CASA SUA, COME TRATTARE LA SUA “FAMIGLIA”, IL SUO “POPOLO”.
Dunque, una sovranità di apparati che relega la “sovranità popolare” ad eleggere un Parlamento confinato nel cono d’ombra di una “cupola” – nel senso mafioso del termine – di esecutivi burocratici e del “mono” di potere presidenzialista, archetipo di un “sistema “a castello”: cioè con organismo burocratici sparsi sugli spalti del “Palazzo”, sopra cui emerge la “punta” dei poteri relativi alla moneta unica.
Una “costruzione” che realizza un arretramento da ogni forma di “civiltà giuridica” e istituzionale senza precedenti nella storia, volta a inglobare e comprimere i “diritti sociali”, frettolosamente e “inutilmente” iscritti nella cortina fumogena” del “catalogo dei diritti fondamentali come appendice subordinata al “potere” dei titolari della libertà economica e del mercato capitalistico che sono il “pilastro” fondamentale della Unione Europea, racchiusi in “poli” imperialistici configgenti tra loro.
Una “costruzione” – voluta da vecchi e nuovi liberisti, popolari e “riformisti” socialdemocratici, che, come già è successo, sono destinati dopo il 25 maggio alla grande coalizione di destra e “sinistra della destra”, PPE-PSE -, dominata dalla “costituzione economica” e culminante nei mono-poteri di BCE e banche centrali del tutto irresponsabili rispetto a qualsiasi istituzione elettiva e garanti della c.d. indipendenza delle tecnocrazie finanziarie e amministrative, distribuite con forme di potere trasversalmente transazionale, sia internazionalmente che nazionalmente, in quanto il ruolo dello Stato nazionale non solo non scompare ma, anzi, un filone di “rivelazioni”, ultima quella dell’ex ministro del Tesoro americano dimostra l‘osmosi – espressiva di confliggenti imperialismi politici-economici – tra il capitale finanziario e gli stati-governi nazionali , anche con l’uso di spread e reating come “fruste” per imporre volontà e interessi loro su altri stati e governi come nel 2011 sull’Italia.
Così, che nazionalmente e internazionalmente, sono ghettizzati sia i pomposamente definiti “spazi sociali europei” sia una “partecipazione” dei movimenti che in tale contesto e per loro natura sono conchiusi ed estraniabili dal contesto delle forme di dominio del capitale, specie se declinano i servizi come “beni comuni” estraniandosi dalla questione della proprietà del capitale sia “mobile” che “immobile”, non sapendo debitamente affrontare le forme del potere economico-finanziario che è alla base del sistema produttivo sia di beni che di servizi e, quindi, del complesso militare-industriale, volano economico e di guerra, presso il quale gli stati sono obbligati a fare la spesa: col conseguente indebitamento che è una forma di
valorizzazione del capitale e del sistema di accumulazione capitalistico.
Si vota per il “parlamento europeo”. Ma in quale quadro istituzionale esso si colloca? Nelle democrazie il Parlamento è sovrano. Nella UE e nel “Trattato” pomposamente chiamato “costituzione europea”, il “Parlamento” (art.19) ha invece una natura cadetta. Si colloca nel cono d’ombra del potere. Con uno stravolgimento della stessa concezione ottocentesca della “sovranità parlamentare”, viene reso subalterno ad una “cupola” di esecutivi indebitamente rafforzati. Solo apparentemente libero di assumere un ruolo decisionale reale, di fronte a delle candidature presidenziali (di Commissione e Consiglio UE) e ad “organi” tecnocratici e politico-burocratici che non sorgono dal suo seno.
Siamo infatti in un “modello” opposto a quello della Costituzione italiana. Forse si capirebbe meglio con un disegno. Il “Modello della Costituzione italiana” è quello della “sovranità popolare”, della democrazia. Al vertice mette “il POPOLO” (cittadini, organi e movimenti) e subito dopo viene il PARLAMENTO che elegge. Sotto il Parlamento c’è il GOVERNO PARLAMENTARE (governo e Parlamento in posizione paritaria) e sullo stesso piano il DECENTRAMENTO POLITICO (Regioni e Autonomie locali). Sotto il “governo parlamentare” ci sono le sue articolazioni: “ASSEMBLEA E COMMISSIONI PARLAMENTARI” e “CONSIGLIO DEI MINISTRI”. Tutti organi collegiali. Poi vengono: “Presidenza del consiglio”, “Ministeri” e sotto questi gli “Enti Pubblici” (economici, sociali e di ricerca) soggetti però anche al Parlamento e a Regioni ed autonomie locali”.
Il “progetto” di “costituzione per l’Europa” che per procedura “imposta dal Presidium” della Convenzione non è stato votato ma “adottato” per acclamazione, colloca invece al vertice del potere della “Unione” TRE ORGANI MONOCRATICI.
Uno è il vecchio “PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA”(art.26), che viene candidato dai capi di stato o di governo: nato in conformità con una Comunità solo economica (MEC), invece che abolito resta anche ora che si dice “politica”.
A questo la “Convenzione” propone l’aggiunta del “PRESIDENTE DEL CONSIGLIO EUROPEO” (art. 21), eletto dai Capi di stato o di governo, con funzioni di “rappresentanza esterna” per le materie relative alla “politica estera” e “alla sicurezza comune”, che confusionariamente sono anche le materie titolate al monocratico “MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI DELL’UNIONE” (art.27).
Poi ci sono cinque organi collegiali, ma ben TRE anch’essi di natura PRESIDENZIALISTA. Infatti, oltre al PARLAMENTO (art. 19) e alla CORTE DI GIUSTIZIA (art.28), ci sono: un organo di vertice come il “CONSIGLIO EUROPEO” dei capi di stato o di governo” (art.20); un altro organo di vertice con “funzione legislativa” come il “CONSIGLIO DEI MINISTRI”(art.22), “nominato dagli stati…”(art.23); e un organo tecnocratico come la “COMMISSIONE EUROPEA” (art.25), che “esercita in piena indipendenza”; e senza cui nessun “atto legislativo dell’Unione può essere adottato”. A tale organo burocratico/tecnocratico è affidato “l’interesse generale europeo” e l’applicazione “della Costituzione” e “del diritto dell’Unione” (art.25, n.1). Sotto il dominus del suo Presidente che così diventa, ad un tempo, “capo di governo” e “capo di stato” garante della “costituzione”.
Un sistema di potere piramidale o a “castello”, a sua volta però dominato dalla “costituzione economica” culminante nei poteri esclusivi sull’Euro della Banca Centrale Europea(art.29) che, in simbiosi con FMI e Banca Mondiale da un lato e Commissione e Consiglio Europeo dei “capi” dall’altro, determina le condizioni della “stabilità economica” e “dei prezzi” (art.29, n.2). Una BCE “dotata di personalità giuridica” e pienamente “indipendente nell’esercizio dei suoi poteri (art.29, n.3). Che non risponde ad alcuna istituzione politica e tanto meno elettiva. In tal modo “i diritti fondamentali” sono solo una giaculatoria aggiunta nella “II parte”, un’appendice dei titolari del potere economico.
Inutili i commenti. Basta ricordarsi che ci sono solo “due forme del potere”: quella che va “dal basso in alto” che si chiama “democrazia”; quella che va “dall’alto in basso” che si chiama “oligarchia”. E si capirà perché nella UE non si litiga sui contenuti ma solo su chi deve contare di più con la “doppia maggioranza”.
Angelo Ruggeri (Movimento per la Difesa e il Rilancio della Costituzione)