Interessanti le motivazioni che hanno spinto la magistratura ad effettuare gli arresti dei fratelli Occhionero (Giulio e Francesca Maria).
Infatti, nelle 47 pagine dell’ordinanza n. 21245/16 RGNR del Tribunale di Roma (che alleghiamo), ci sono aspetti che sollevano la legittima constatazione di come siano pericolose le organizzazioni massoniche e sino a che punto si possano spingere pur di conservare il potere.
Motivo per cui vanno messe al bando come confermato nell’articolo 18 dalla nostra Costituzione ed espulsi, immediatamente, chi vi appartiene e occupato nelle Istituzioni (parlamentare, magistrato, esercito, forze dell’ordine, consigliere comunale-regionale, impiegato…) in quanto vìolano il giuramento a tale Carta.
Non si dovrà dar credito alla richiesta di estraneità delle altre massonerie su quanto accaduto come hanno fatto con la P2… perché, nonostante, la legge di condanna (dimostrabile in tutti questi anni), il Piano di Rinascita ha continuato imperterrito ad essere perseguito.
D’altronde, come può essere considerato onesto con le Istituzioni un massone che tradisce la Costituzione per dare cieca obbedienza all’associazione in cui è iscritto ?
MOWA
L’ufficio in piazza Navona, la casa in periferia, il Circolo canottieri e i locali dei vip
Andrea Palladino
L’indirizzo romano dell’ingegnere hacker porta verso l’estrema periferia della Capitale. Un condominio con una decina di palazzi, centinaia di famiglie, anonimato assoluto. Via Calindri, il domicilio di Giulio Occhionero, è un pezzo di quei piani di espansione edilizia nati come quartieri dormitorio, dove la campagna romana è tagliata dal Grande Raccordo Anulare. Oggi si chiama Porta di Roma. “Sono cinque anni che abito qui, mai sentito nominare”, spiega un ragazzo entrando nell’ampio cortile del complesso edilizio, con qualche albero e due piscine. Nessuno lo ha mai visto, nessuno ha mai sentito il suo nome. Nulla di nulla. Anche la vicina di pianerottolo cade dalle nuvole: “Occhionero? Non so chi sia, sono appena tornata da un viaggio, non ho idea di quello che è successo”. Inutile insistere, se cerchi l’anonimato in queste periferie romane hai ampia scelta. Nessun bar nei paraggi, solo una fermata dell’autobus, pochissimi negozi. Un’ora di viaggio dal centro della città.
UNA TRACCIA appare invece nel cuore della Capitale, in piazza Navona, dove ancora oggi sugli elenchi telefonici risulta domiciliata la Westlands Securities Srl, la società di intermediazione chiusa nel 2009 e riconducibile a Occhionero: “Saranno quindici anni che non lo vedo qui – racconta un condomino – ma me lo ricordo bene, molto bene, lui e la sorella. Stavano in alcune stanze di una società immobiliare, poi finita male. Lui era sempre inappuntabile nel vestire, non mi meraviglia che fosse un massone”. Cosa facesse resta un mistero: “Non ne ho la più pallida idea, eppure io spesso stavo dentro l’agenzia. Non ricevevano clienti, stavano sempre lì dietro.”
Per Occhionero le informazioni erano un’ossessione. Come i riti massonici: accanto alla sua affiliazione con il Grande Oriente d’Italia, loggia 773 “Paolo Ungari-Nicola Ricciotti Pensiero e Azione”, aveva una seconda appartenenza massonica, ad una loggia statunitense dell’Illinois. Secondo quanto riporta una pubblicazione dello stesso Goi, l’ingegnere accusato di aver hackerato i massimi esponenti della politica italiana avrebbe fatto da ponte per una sorta di gemellaggio massonico tra parte del Goi e Gran Loggia dell’Illinois. Un patto siglato direttamente dai gran maestri con una cerimonia negli Stati Uniti.
I legami di Occhionero con gli Usa passavano anche attraverso la sua attività imprenditoriale. La Westlands Securities italiana era controllata a sua volta dalla omonima società inglese, dove Occhionero occupava il posto di direttore. Il socio unico è una compagnia statunitense, del Delaware, la Marashen Comporation Llc, mentre la mission dichiarata delle società è l’attività finanziaria. Difficile andare oltre il nome della Marashen: le tracce inglesi di Occhionero si perdono tra società offshore, broker maltesi e indirizzi in paradisi fiscali, con fili che portano a società citate nei Panama Leaks. Agenzie specializzate in creare scatole cinesi, in grado di nascondere capitali e investitori. E qui si apre l’altra porta del mondo dell’ingegnere nucleare romano, l’alta finanza.
NELLA CAPITALE frequenta salotti buoni, ristoranti e locali dei Paioli e di Roma Nord, il Circolo Canottieri Roma. Sul curriculum scrive: “Dal marzo 2001, per due anni, siede (come unico membro esterno alla banca) nel comitato investimenti del Monte dei Paschi di Siena, Private Banking, come advisor nella selezione dei portafogli di investimento”. Informazioni che al momento non trovano conferme.
Nel mondo degli hacker i fratelli Occhionero sono praticamente sconosciuti. L’ipotesi che azzarda qualche investigatore è che l’ingegnere agisse su due fronti. Da una parte avrebbe raccolto informazioni per la sua attività di trading – l’invio della email con il malware all’Enav che fa scattare l’allarme avviene a ridosso della privatizzazione e quotazione in borsa dell’ente – mentre, nel contempo, faceva da apri pista per altre organizzazioni, molto più sofisticate. Il passo falso commesso da Occhionero – acquistare una libreria informatica per lo sviluppo del maleware con il proprio nome – difficilmente sarebbe stato compiuto da hacker esperti. Rimane dunque un mistero questo personaggio molto americano e massone.
11 gennaio 2017