E’ sempre un bene mettere i paletti sugli episodi non ancora chiariti nella tragedia del sequestro e uccisione di Aldo Moro (e la sua scorta) con l’avvertenza, però, come riportato su questo sito in più occasioni, di non accostare la prigione dell’onorevole in località poco probabili rispetto ai riscontri fatti nelle perizie sul corpo del parlamentare democristiano.
Bisogna perseverare nella ricostruzione su quanto accaduto in quei tragici giorni del 1978, invece, di cadere in facili (e accomodanti) soluzioni evitando, così, di fornire un’immagine distorta di come si sono svolti quei tragici fatti. Per questo motivo condividiamo le parole rilasciate all’ANSA dall’avvocato Valter Biscotti “difensore delle famiglie delle vittime di via Fani“.
Diventa, altresì, indispensabile essere onesti intellettualmente e non dimenticare mai quanti danni hanno prodotto questi brigatisti alla progressività della società democratica italliana e, soprattutto, quante generazioni hanno rovinato con le loro scellerate scelte nichilistie …
MOWA
Franco Bonisoli nel mirino della Procura di Roma con altre sei note brigate rosse per il “giallo” degli spari a un’ auto misteriosa
di Tiziano Soresina
REGGIO EMILIA Ad oltre trentotto anni dall’uccisione a Roma dello statista democristiano Aldo Moro restano ancora grosse ombre sia sul sanguinario agguato di via Fani (16 marzo 1978), sia sull’uccisione dell’allora presidente della Dc (9 maggio 1978).
Misteri che a quanto pare sta cercando di svelare una nuova inchiesta che fa capo alla Procura generale della Corte d’appello di Roma e che vede indagati sette esponenti delle Brigate rosse, fra cui il reggiano 61enne Franco Bonisoli, già condannato all’ergastolo nel 1983 (ma è già fuori dal carcere) come uno dei membri del commando di brigatisti macchiatosi della strage di via Fani.
Sette indagati per un’inchiesta ancora avvolta nel “giallo” perché si fa riferimento nelle richieste di interrogatorio solo ad un reato “commesso nell’ambito della strage di via Fani e del rapimento e dell’omicidio dell’onorevole Aldo Moro”. Deposizioni in gran parte non ottenute, trincerandosi dietro alla facoltà di non rispondere.
Tante domande a cui non sarà facile rispondere con dati certi a così tanti anni di distanza. Del resto è ancora tutta da chiarire anche la presenza in via Fani di una moto Honda blu con a bordo due persone: da quel mezzo si sparò (perdendo poi un caricatore) contro un ingegnere casualmente sulla scena dell’agguato e che riuscì a schivare la scarica di quel piccolo mitra.
Franco Bonisoli in via Fani era travestito da aviere (insieme a Valerio Morucci, Raffaele Fiore e Prospero Gallinari) oltre che armato di un mitra con cui sparò per neutralizzare l’Alfetta di scorta, usando anche una pistola contro un agente che tentò una reazione.
Durante la detenzione si è poi dissociato dalla lotta armata. In diversi dibattiti pubblici Bonisoli ha incontrato Agnese Moro, figlia del leader democristiano rapito e ucciso dalle Brigate rosse.
Sento comunque la responsabilità rispetto a quegli anni e allora se c’è la possibilità di un confronto sul piano umano con i familiari delle vittime e con le vittime stesse che hanno subìto gli effetti della nostra violenza non posso tirarmi indietro anche per tentare una ricomposizione che possa almeno in parte alleviare le loro sofferenze».