Inchiesta giornalistica collettiva sul Lussemburgo e sul suo ruolo di paradiso fiscale nel cuore dell’Ue
Un’inchiesta di un gruppo di giornalisti investigativi svela accordi fiscali segreti del Lussemburgo. Coinvolti big degli affari europei, da Amazon a Ikea. Numerosi gruppi italiani, da Finmeccanica, Banca delle Marche, Banca Sella, IntesaSanPaolo, Unicredit, Ubibanca. Discredito per l’Unione.
di Ennio Remondino
Era annunciato ed è arrivato. Un gruppo di giornali europei fra cui Guardian, Le Soir e l’Espresso, ha pubblicato i documenti di una lunga inchiesta giornalistica collettiva sul Granducato e sul suo ruolo di paradiso fiscale nel cuore dell’Ue. Oltre 28 mila pagine di accordi e carte riservate che raccontano il funzionamento di un meccanismo che in fondo tutti conoscevano e che permetteva ai clienti del piccolo stato di pagare meno tasse, con metodi legali (in genere), ma furbetti. Ad evitare il pagamento di miliardi di imposte che avrebbero potuto far più ricchi gli erari di molti altri paesi.
«Il Lussemburgo è una sorta di terra incarnata delle fate», la definisce Stephen Shay, professore ad Harvard”. Così si conclude a leggere i documenti pubblicati su Internet. Fate benevole anche per numerosi gruppi italiani come Finmeccanica, Banca delle Marche, Banca Sella, IntesaSanPaolo, Unicredit, Ubibanca. Ci sono tutti o quasi i big degli affari europei. Tutti in cerca di risparmio con formule che sino a prova contraria sono legali. Anche se il gioco degli intrecci autorizzati ha portato a pagare tasse zero o dell’1 per cento attraverso il trucco/accorgimento di una rete di prestiti tra gruppo
L’inchiesta crea imbarazzo al neopresidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker. La sua colpa? Aver guidato per 18 anni il Lussemburgo, la cassaforte d’Europa. E quindi di non poter far finta di non aver saputo di quegli sporchi favori fiscali concessi dal famelico Granducato in formato ridotto, a clienti decisamente facoltosi creando in tal modo danno fiscale ad altri Paesi dell’Unione europea. Da presidente della nuova Commissione europea aveva garantito lotta dura contro l’elusione fiscale che il suo Paese ha promosso per decenni. Azzardo già alla sua candidatura.
‘Ora la sua credibilità è in gioco’, tuona il solitamente prudentissimo capogruppo Pd Gianni Pittella. Marine Le Pen ne chiede le dimissioni, il M5S rileva la contraddizione dell’ Ue ‘guidata da chi ha avuto come scopo politico quello di far guadagnare il suo Paese sulle spalle degli altri partner’. Il nuovo portavoce della Commissione, il greco Margaritis Schinas, assicura che l’esecutivo tratterà la questione come un caso di ‘aiuti di stato’. Anche i soldi delle tasse, per la Commissione, sono una merce. E scelte politiche. Tipo far pagare a molti ‘big player’ aliquote irrisorie di guadagni miliardari
Uno dei punti centrali del programma di Juncker, ribadito davanti al Parlamento europeo prima di ottenere la fiducia a luglio, è stata la lotta all’evasione, all’elusione e alla frode fiscale. Ora Junker assicura che il nuovo Commissario per la concorrenza proseguirà l’inchiesta che nei mesi scorsi aveva già messo nel mirino Irlanda e Olanda, oltre al Granducato. Sullo sfondo, la cosiddetta ‘ingegneria fiscale’: raffinati e normalmente impenetrabili schemi che permettono alle multinazionali, ma anche ai grandi ricchi del mondo, di ridurre a percentuali irrisorie le tasse sui loro guadagni.
Henri Albert Gabriel Félix Marie Guillaume granduca di Lussemburgo
Tutto inizia nell’anno 963 con uno scambio di proprietà, questione di soldi da subito, tra il conte Sigfrido e l’abbazia di Saint-Maximin a Treviri. Sui resti di un “castellum” romano chiamato Lucilinburhuc, ‘piccolo castello’ nel volgare colà parlato, Siegfried fa costruire un ‘grande castello’ attorno al quale si svilupperà la città fortezza di Lussemburgo. Poi la contea diviene ducato e infine un Granducato molto ‘mini’, 2586 chilometri, 235° Stato al mondo per dimensioni.
Monarchia parlamentare ereditaria retta da Henri Albert Gabriel Félix Marie Guillaume granduca di Lussemburgo, duca di Nassau, conte palatino del Reno, conte di Sayn, Königstein, Katzenelnbogen e Diez, visconte di Hammerstein, signore di Mahlberg, Wiesbaden, Idstein, Merenberg, Limburg e Eppstein. Ha diritto all’appellativo di Altezza reale. Nel 1944 il paese aderisce al Benelux e nel 1948, il Lussemburgo è uno dei membri fondatori del Trattato di Bruxelles.